I medici tornano liberi di prescrivere «tutto quanto ritengono necessario alla tutela della salute, sulla base delle evidenze scientifiche». È quanto leggeranno i pazienti nei manifesti che dai prossimi giorni troveranno affissi negli studi. E che sintetizzano il dietrofront del ministero della Salute sul “decreto appropriatezza”: quello che da mesi turbava i sonni dei camici bianchi, chiamati dal Dm entrato in vigore a gennaio scorso, e poi sospeso, a precisi “paletti” prescrittivi su 200 prestazioni. Già dall’autunno quell’impianto – con i medici sulle barricate – aveva cominciato a perdere pezzi, a partire dalle sanzioni pecuniarie inizialmente previste per i dottori.
A chiudere la vicenda – ripristinando la piena autonomia del medico e limitando a poche note le prestazioni con indicazione di appropriatezza (cui in ogni caso il professionista non è vincolato) interviene ora il Dpcm che aggiorna i Livelli essenziali di assistenza (Lea), cioè l’elenco delle cure garantite a tutti dal Ssn, fermo al 2001. Un decreto attesissimo, presentato ieri a Roma dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin insieme alla presidente della Federazione dei medici Roberta Chersevani. Il documento in 63 articoli e 17 allegati – in attesa dell’imminente bollinatura del Mef e poi dei passaggi in Parlamento, alla Stato-Regioni e in Consiglio dei ministri – “copre” tutti gli ambiti di cura e include infatti anche la retromarcia sull’appropriatezza prescrittiva. L’unico obbligo per i medici è scrivere sulla ricetta il sospetto diagnostico, così da accelerare il processo di cura. Decade ogni ipotesi di sanzione sulla singola prescrizione: di ciascun professionista sarà valutato il «comportamento prescrittivo complessivo». Si deciderà con il contratto.
Ma le novità non si limitano all’autonomia del medico. «I nuovi Lea – ha ricordato Lorenzin – poggiano su tre paletti: l’aggiornamento delle prestazioni garantite, i nuovi nomenclatori e il Piano nazionale vaccini, che include anti papillomavirus esteso anche ai maschi, anti pneumococco e anti meningococco». Tra le “new entry” figurano così nuovi ausili informatici e di comunicazione, apparecchi acustici a tecnologia digitale, presidi per disabilità motorie come barelle per la doccia, arti artificiali a tecnologia avanzata. Mentre nel nuovo nomenclatore della specialistica ambulatoriale rientrano, tra le altre, procreazione medicalmente assistita, consulenza genetica, cure ad alto contenuto tecnologico come l’adroterapia. Rinnovato l’elenco delle malattie rare: 110 le nuove patologie. Sei le malattie croniche esenti in più, inclusa l’endometriosi. Debuttano gli screening neonatali per sordità e cataratta congenite e viene ampliato a tutti i nuovi nati lo screening per le malattie metaboliche ereditarie.
I fondi saranno sufficienti? Al ministero sono convinti di sì. «Abbiamo attentamente pianificato il disinvestimento su prestazioni inappropriate o obsolete – afferma Lorenzin -. Se invece di 800 milioni avessimo stimato un impatto di 1,3 miliardi, li avremmo chiesti».
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